Recensione Tomb Raider: A Survivor Is Born


Recensione a cura di Alessio “Beyond” Alessandrini

VERSIONE TESTATA: PC

Tomb Raider

La rinascita di un mito

Quando si parla di icone del mondo videoludico, di reboot e di totale svecchiamento delle meccaniche di gioco tanto amate dai fan nel corso degli anni, molteplici preoccupazioni tormentano la mente dei giocatori che si chiedono: “Rimarrà lo spirito della serie?” Nel caso di Lara Croft, la celebre, sexy archeologa che nel lontano 1996 diede vita ad un nuovo modo di creare giochi d’avventura, il lavoro è riuscito in pieno non deludendo gli amanti storici che la videro impegnata ai suoi tempi contro la Natla Technologies e con la ricerca dello Scion, ma anzi acquisendone dei nuovi grazie alla più moderna formula di gioco più accessibile a tutti. Dopo gli ottimi Tomb Raider: Legend e Anniversary e il discreto Underworld, la serie necessitava assolutamente di uno stravolgimento corposo in grado di dare nuova linfa vitale al franchise ed è proprio questo ciò a cui Crystal Dynamics e Square Enix hanno puntato in questo riavvio chiamato semplicemente Tomb Raider. Dopo ben 4 anni di sviluppo abbastanza travagliato andiamo a vedere che aria tira nelle nuove tombe.

GAMEPLAY

Tomb Raider
A Survivor Is Born

La trama di Tomb Raider racconta le origini di Lara Croft coinvolgendoci nella sua prima vera avventura. Appena laureata salpa con la nave Endurance insieme a un equipaggio composto da altri ricercatori e capitanato da Conrad Roth, una specie di tutore per Lara dopo la morte dei suoi genitori. La destinazione è il Triangolo del Drago dove Lara spera di trovare la nota Isola di Yamatai, luogo scomparso e mai più ritrovato dopo la morte della Regina del Sole chiamata Himiko. Dopo un disastroso incidente causato dalle tempeste e il maltempo che spezzano l’Endurance in due parti e che viene raccontato in un intro piuttosto frettoloso, Lara e la sua compagnia naufragano su un isola sconosciuta dove un culto misterioso è in atto da molti anni e starà alla nostra esploratrice scoprirne tutti i segreti e sventare la minaccia che la trattiene in quel luogo tetro, violento e pieno di pericoli. Per la prima volta nella storia di Tomb Raider interagiamo con una Lara del tutto diversa da quella forte e sicura di sé dei precedenti capitoli: qui la vediamo fragile, inesperta, paurosa, sanguinante, ansimante – forse un po’ troppo – e in molte scene “violentata” dall’ambiente ostile che la circonda.

Tomb Raider

La sopravvivenza è il tema centrale di tutta la produzione e la sensazione che ci accompagna per maggior parte dell’avventura, in cui Lara sarà sola contro il mondo e le insidie che lo popolano. Tutto ciò rappresenta un avventura in chiave visionaria che cerca di spiegare il cambiamento dall’adolescenza all’età adulta, dal mondo spensierato giovanile a quello adulto duro e pericoloso dove per farti un nome e farti valere devi lottare in solitudine, resistere e mai mollare se vuoi davvero raggiungere un obiettivo. Tomb Raider è un viaggio di formazione dove la protagonista è in cerca di sé stessa e del suo io interiore, un racconto d’avventura maturo e non scialbo dove è la caratterizzazione della protagonista a prevalere su tutto il resto e dove Lara Croft rappresenta ciascuno di noi: una persona normale. E’ incredibile come sia stato lavorato bene il personaggio che parte da debole, ma che si rafforza e acquista sicurezza in sé stesso con il passare del tempo in modo graduale dopo le tante esperienze affrontate. La narrativa è solida e convincente anche se mette leggermente in background i comprimari che si incontrano raramente – come è giusto che sia sennò la sensazione di sopravvivenza e solitudine sarebbero assenti – o vengono caratterizzati tramite documenti sparsi nell’isola e video che Lara mostrerà utilizzando una videocamera nelle cutscene. Tutto ciò non rappresenta assolutamente un difetto perchè unendo le varie cose si ottiene una storia ottima, di spessore e tra le migliori viste in un adventure, anche se rimane non molto originale e dalla struttura che presenta alti e bassi.

Tomb Raider

A Long Journey, A Continuos Evolution

Il nuovo Tomb Raider abbandona completamente la struttura a tombe che aveva caratterizzato e reso famosa la serie fino ad oggi lasciando spazio ad una vasta isola divisa in zone, collegate tra loro in totale streaming – senza caricamenti – di solito attraverso scene spettacolari e cinematografiche, tunnel oscuri, cadute da cascate o dirupi e così via. Ogni zona è costituita da diversi accampamenti, grandi e piccoli, che fungono da checkpoint e da hub dove potremo acquistare sia abilità per Lara dopo aver riempito la barra dei punti esperienza e sbloccato punti abilità, sia potenziamenti per le armi spendendo materiali che troveremo sottoforma di casse sparse negli ambienti. Oltre questo, quelli più grandi rappresentano anche punti dai quali effettuare viaggi veloci tra i diversi accampamenti sbloccati fino a quel momento e permettono di tornare indietro per esplorare più a fondo gli ambienti scoprendone tutte le reliquie nascoste, i documenti che approfondiscono la trama di gioco e la caratterizzazione dei personaggi e i tesori GPS che, raccolti tutti, ci riveleranno un documento altrimenti introvabile e importante.

tomb_raider

Inizialmente potrebbe risultare difficile trovare tutti questi oggetti visto che la mappa di gioco ci fornisce poche informazioni e spinge la componente adventure a livelli molto elevati, a parte per i tesori GPS che sono da subito rintracciabili, ma con l’evoluzione delle capacità di Lara e con il ritrovamento di determinate mappe del tesoro saremo in grado di trovare qualsiasi cosa. L’apice dell’esplorazione è costituito dalle sfide che sono rappresentate da un determinato numero di oggetti che dovremo trovare, colpire, incendiare o buttare giù e non ci verranno mai indicate sulla mappa, lasciando a noi il divertimento dell’esplorazione. Grande ritorno che farà sicuramente piacere agli amanti della serie sono le tombe, qui opzionali, molto piccole e caratterizzate da enigmi che fanno utilizzo degli elementi naturali e della fisica in particolare, mai molto complessi ma sempre piacevoli, originali e piuttosto innovativi. Alla fine di ognuna di esse ci sarà un forziere contenente ricompense come ad esempio nuovi componenti per modificare le nostre armi e riceveremo un gran numero di punti esperienza. Aggiunta che abbiamo trovato piuttosto utile è quella dell’istinto di sopravvivenza che viene attivato manualmente per evidenziare elementi importanti nello scenario come pareti scalabili o collezionabili.

Tomb Raider

La cosa che più ci ha colpito in questo reboot è il numero di possibilità di gameplay in continua crescita e direttamente proporzionale alla “maturità” e alla sicurezza di Lara. Inizialmente partiremo muniti di solo arco e frecce, arma principale del gioco nonché la più versatile e divertente da usare, e pian piano il nostro equipaggiamento si ingrandirà con l’acquisizione di svariate bocche da fuoco come fucile a pompa, fucile d’assalto e pistola o strumenti tipo il piccone, utile per scalare rocce ben difinite, una corda per le frecce che ci permette di raggiungere luoghi fuori portata, una specie di carrucola in grado di farci risalire corde tese più velocemente e via dicendo. Tutto questo equipaggiamento è a sua volta upgradabile tramite i potenziamenti divisi in tre gradi che vengono sbloccati con l’avanzamento della storia trovando nuovi componenti da aggiungere all’arsenale. Essi applicano modifiche ai danni inflitti, alla cadenza di fuoco, alla velocità di ricarica o ad esempio al tempo di tensione dell’arco e l’aggiunta di frecce incendiarie o granate. La scheda delle Abilità di Lara invece è divisa in ben tre sezioni un po’ in stile Far Cry 3: Sopravvivenza, Caccia e Combattimento, dove possiamo migliore tali aspetti come l’esplorazione o le nostre possibilità nelle fasi shooter.

Tomb Raider

Altro pregio del gioco và proprio al diverso valore che ogni arma assume nelle diverse situazioni. Il fucile a pompa ci è molto utile negli attacchi ravvicinati e per distruggere accessi in legno sbarrati per accedere ad aree secondarie e nascoste, come anche le granate per eliminare ostacoli più solidi o quando abbiamo un gran numero di nemici in combattimento, l’arco per attacchi dalla distanza o per dar fuoco a superfici di legno e bruciare i nemici, il piccone per gli attacchi corpo a corpo. Tomb Raider ci dà anche possibilità di approccio in diverse situazioni e potremo affrontare i nemici in modalità stealth o assaltandoli direttamente. Lara sfrutta delle coperture automatiche ogni volta che ci sono nemici nelle vicinanze e si accuccia sempre in modo automatico senza la pressione di alcun tasto e la cosa funziona sempre molto bene. Se vogliamo agire silenziosamente potremo portarci fino alle spalle di un nemico e strangolarlo con il nostro arco tramite un breve quicktime event o seguire i vari pattern dei nemici aspettando che siano distanti l’uno dall’altro per attaccarli con le frecce furtive o distrarne uno puntando ad una parete vicina e sferrando una freccia, così da poterci occupare prima del compagno rimasto fermo poi infine di lui senza allertare nessuno.

Tomb Raider

Lo shooting ricorda molto da vicino quello di Uncharted, titolo al quale senza ombra di dubbio Crystal Dynamics si è maggiormente ispirata ma, nonostante le somiglianze che costituiscono anche le fasi platform più fluide e dinamiche con tanto di qualche scena scriptata non molto abusata – ma a differenza di Uncharted lascia discreto spazio al trial & error dei vecchi capitoli -, il titolo del team inglese mantiene molta personalità e si differenzia per una maggiore varietà di situazioni e profondità di gameplay che non si può neanche lontanamente paragonare al titolo Naughty Dog. Le negatività del titolo risiedono soprattutto in due cose: l’intelligenza artificiale dei nemici e negli elementi survival solo abbozzati. Purtroppo gli sviluppatori avevano promesso un titolo dove la sensazione di sopravvivenza si sarebbe toccata con mano e ci sarebbe stato realismo solo che la raccolta del cibo e la caccia sono rimasti elementi davvero poco sviluppati e superflui in quanto il loro utilizzo è ridotto alla sola acquisizione di punti esperienza e sblocco di achivement, mentre il concept di dover bere è stato del tutto abbandonato. Se in più è stata aggiunta la salute rigenerabile che ci facilita ancor di più l’esperienza di gioco non possiamo che affermare il mancato obiettivo. Questo è davvero un peccato perchè con queste piccole ma grandi aggiunte originali si poteva raggiungere il gioco adventure per eccellenza e il titolo avrebbe meritato sotto qualsiasi aspetto.

Tomb Raider

Passando al discorso dell’IA ci sono delle particolarità davvero apprezzabili in un adventure ossia i nemici che in combattimento si muovono sempre moltissimo, scalano pareti, si nascondono avvertendo il pericolo, ci assaltano mettendoci in difficoltà, ci lanciano dinamite e fuoco, ma tutto ciò si va a confrontare con delle deficienze purtroppo molto chiare ossia la poca reattività dei nemici quando ci vedono e il rimanere sempre piuttosto scoperti in fase di copertura o il tentare l’assalto a volte in modi piuttosto banali e poco credibili. Noi abbiamo giocato a Tomb Raider a difficoltà normale finendolo al 100% in ben 21 ore e poi riprovandolo a difficile e il cambiamento dopo questo passaggio è riferito ai danni inflitti, alla violenza negli attacchi e alla loro resistenza fisica. Dobbiamo ammettere che a questa modalità abbiamo dovuto tentare la fuga poi riprovare l’attacco in piu di qualche situazione e sfruttato il level design in modo più studiato e riflessivo, quindi suggeriamo di iniziare direttamente con tale difficoltà per avere un livello di sfida molto superiore. 

Tomb Raider

L’alternanza di situazioni in Tomb Raider è ammirevole e riesce a mischiare gli elementi descritti finora perfettamente, regalando un esperienza di gioco sempre incalzante e sorprendente non annoiando mai il giocatore, anche grazie al level design delle mappe piuttosto ampio e complesso alternato a zone più lineari e cinematografiche. A rendere ancora più cinematografico e immersivo il gioco ci sono anche scene spettacolari, come in Uncharted, durante le quali potremo controllare le azioni di Lara tramite l’ultizzo dei quicktime events, che risulta persino originale e molto azzeccato, visto che a scene classiche con la ripetizione in sequenza di determinati tasti – la maggior parte in contesto con le azioni su schermo – si aggiungono scene in cui Lara può addirittura allungare le mano per raggiungere un oggetto entro un determinato tempo e coinvolgerci di più rendendoci più partecipi nell’azione anche in quelle piccole scene.

Superstiti VS Solarii

Per la prima volta in un titolo della serie viene introdotta una modalità multigiocatore. Il multiplayer di Tomb Raider, sviluppato da Eidos Montreal, è piuttosto classico ma con diverse particolarità. Inizialamente potremo scegliere sia un personaggio tra la lista dei Superstiti che in quella dei Solarii (non vi diciamo chi sono perchè riguarda la trama di gioco) e personalizzare i loro equipaggiamenti che costituiscono un arma primaria, secondaria, esplosivi, abilità difensive e offensive. Man mano che saliremo di livello – quello massimo è 60 – acquisiremo sempre più armi, personaggi sbloccabili (al livello 60 sbloccheremo anche Lara) e abilità. Durante le nostre partite, inoltre, troveremo le solite casse di materiali presenti nelle mappe – al momento poche e tutte di grandezza medio-bassa – con i quali possiamo acquistare dei potenziamenti per le armi, sia per i proiettili, per incrementare il danno inflitto o la stabilità dell’arma, che per gli accessori, che comprendono ad esempio uno zoom migliorato o un tempo di ricarica migliore. Di questi potenziamenti potremo selezionarne solo uno per genere e lo stesso vale per le abilità difensive e offensive. Le modalità di gioco sono soltanto quattro: SOS, Guerra tra bande, Soccorso e Scontro Totale.

Tomb Raider

Mentre guerra tra bande e scontro finale sono due modalità piuttosto classiche, visto che rappresentano in poche parole deathmatch a squadre, dove la fazione con il maggior punteggio vince e la seconda è un deathmatch tutti contro tutti, in cui il primo ad arrivare a 15 uccisioni si aggiudica la partita, Soccorso e SOS possono essere ritenute come due modalità piuttosto atipiche e più originali. Soccorso consiste in tre round dove i Superstiti devono recuperare dei medikit sparsi per lo scenario e portarli in delle zone ben determinate sfuggendo agli attacchi da mischia dei Solarii, mentre nelle partite SOS i Superstiti devono attivare tre trasmettitori che si attiveranno a tempo e dovranno stare attenti alle imboscate dei Solarii che hanno il compito di uccidere gli avversari prima che attivino i trasmettitori , difendere bene quelle zone e recuperare ben 20 batterie dai cadaveri dei Superstiti per potersi aggiudicare il round. Quest’ultime due ci sono sembrate davvero delle interessanti aggiunte molto divertenti e che valgono almeno l’accesso al multiplayer di Tomb Raider, che comunque non pensiamo potrà decollare. I server sono molto stabili e c’è una latenza molto bassa. Ottimizzazione molto accurata.

Tomb Raider

Un isola ostile ma incantevole

Tecnicamente il prodotto Crystal Dynamics si presenta allo stato dell’arte. Le ambientazioni e il lavoro artistico è affascinante e vario: si passa da foreste di un verde rigoglioso e dalla forte illuminazione a caverne oscure e tetre, da spiaggie piene di relitti e lussureggianti a montagne fredde e innevate passando per templi antichi e pieni di mistero. I modelli poligonali sono estremamente realistici e curati sia esteticamente che nelle animazioni facciali che riescono ad esprimere emozioni, anche se dobbiamo ammettere che sotto questo punto di vista si poteva certamente fare un po’ di più. Una bellissima cosa da vedere è la “fisicità” che si avverte controllando Lara che nei pressi di muri o altri elementi solidi muove realisticamente le braccia per appoggiarsi e strisciare le mani sempre rispettando il contesto in cui si trova. Sulla versione PC da noi testata l’ottimizzazione effettuata è una delle migliori degli ultimi anni. Il gioco supporta le Directx 11 e quindi tecnologie come tessellation e occlusione ambientale, ma per la prima volta troviamo anche una nuova tecnologia sviluppata da AMD: il TressFX, che ha creato vari pareri contrastanti. Il TressFX permette di dare una realisticità a ogni singola ciocca di capelli di Lara sia per quanto concerne la fisica che i movimenti. Essa dobbiamo ammettere che svolge un ottimo lavoro e mai in un videogioco si erano visti capelli tanto simili alla realtà. Tale tecnologia gli dona anche brillantezza come se fossero piastrati, ma ci sono anche delle negatività che solo studi più approfonditi nel corso del tempo potranno correggere.

Tomb Raider

Infatti non sempre i capelli di Lara si muovono nella direzione del vento o risentono della fisica dell’equipaggiamento che porta sulle spalle: spesso si creano compenetrazioni poligonali o legnosità nei movimenti, ma siamo soltanto all’inizio e possiamo ben capirlo. Le texture si presentano sempre in ottimo stato, dettagliate e definite, ma qualche piccolo calo lo abbiamo riscontrato negli ambienti chiusi – di solito più facili da progettare – dove sembrano perdere leggermente di qualità. Passando ai difetti sia su console che PC si sono riscontrati diversi bug, come la cancellazione del paesaggio circostante o un blocco durante una missione che oltretutto si risolve tramite un secondo bug (solo su console). La colonna sonora meravigliosa e drammatica accresce l’atmosfera di gioco e ci immerge nelle situazioni, così come gli effetti sonori e gli ottimi doppiaggi. Abbiamo trovato un doppiaggio italiano di Lara, eseguito da Benedetta Ponticelli (Assassins Creed 2, Crash Bandicoot), di ottima qualità ma purtroppo di gran lunga meno espressivo di quello originale inglese, realizzato da Camilla Luddington che interpreta Lara Croft anche fisicamente tramite motion capture. L’accento inglese, l’eccellente recitazione, la sua bellezza e la sublime immedesimazione nel personaggio le fanno guadagnare, almeno dal nostro punto di vista, il premio per una delle migliori interpretazioni viste in un videogame.

Camilla Luddington

A New Beginning

Tomb Raider rappresenta un vero e proprio inizio verso un futuro che crediamo potrebbe essere roseo, gratificante e soddisfacente. Il prodotto racconta una Lara inedita e diversa da come la conoscevamo, ma che abbiamo estremamente amato grazie alle forti emozioni che ci ha trasmesso. Senza ombra di dubbio questo reboot entra tra le più belle avventure mai raccontate in un videogioco che, nonostante la sua natura adventure, riesce a raccontare una storia matura e dai molteplici messaggi. Il gameplay rappresenta un evoluzione sia dei vecchi Tomb Raider che di Uncharted, dimostrando che una struttura di gioco che mescola zone di ampio respiro ad altre più lineari e guidate sono in grado di sostenere una narrazione dal ritmo incalzante e coinvolgente, ma magari ancora con qualche piccolo intoppo che qui potrebbe rappresentare i comprimari che non raggiungono il grado di caratterizzazione di Lara. Nonostante ciò possiamo affermare con tutta la nostra felicità che Lara è finalmente tornata…con tanti stravolgimenti si…ma è ancora qui con noi piena di carisma e di forza di volontà per raggiungere il suo obiettivo: scoprire, anzi, riscoprire sé stessa.

Pro

  • Trama intrigante e matura
  • Caratterizzazione di Lara
  • Level design complesso e articolato
  • Grafica e sonoro di incredibile fattura
  • Gameplay solido, profondo e divertente
  • Tante scene spettacolari e situazioni diverse
  • Molto longevo

Contro

  • IA con alti e bassi a Difficoltà Normale
  • Comprimari poco incisivi
  • Elementi Survival appena accennati e superflui
  • Semplicità e linearità di fondo
  • Qualche bug da risolvere

QUALITA’/PREZZO: 9.5

TRAMA/NARRATIVA: 8.9

GRAFICA: 9.2

AUDIO: 9.5

GAMEPLAY: 8.8

LONGEVITA’: 9

ORIGINALITA’: 8.5

GIUDIZIO FINALE: 8.9/10

Recensione Aliens: Colonial Marines


Recensione a cura di  Alessio “Beyond” Alessandrini

VIDEO – REVIEW

VERSIONE TESTATA: PC

Aliens Colonial Marines

Dopo una lunga attesa Aliens: Colonial Marines approda nei negozi

Sono ben sette gli anni da noi attesi per veder ricomparire nel mondo videoludico una delle serie cinematografiche che più ci è rimasta dentro nel corso degli anni, Aliens: l’inizio del genere horror fantascientifico. Soprattutto i primi due film, Alien diretto da Ridley Scott e Aliens: Scontro Finale passato in mano al cotanto talentuoso James Cameron, rimangono nei nostri cuori e nella storia del cinema e proprio dal finale del secondo film è che riprendono le vicende di questo nuovo (nuovo??) videogame chiamato Aliens: Colonial Marines, sviluppato dai Gearbox Software (Brothers In Arms, Halo: Combat Evolved, Borderlands) e SEGA. Dopo cancellazioni, ritardi e tante difficoltà il prodotto è finalmente arrivato nei negozi. L’attesa sarà stata ripagata o ci troviamo davanti all’ennesimo fallimento di Gearbox? Tuffiamoci nel suo universo e andando a caccia di xenomorfi scopriamolo insieme.

Aliens Colonial Marines

Siamo Marines e non lasciamo indietro un altro Marine”…si ok…ma WTF!!

Come dicevamo precedentemente Aliens: Colonial Marines si pone tra il secondo e il terzo film della saga e ci vede vestire i panni del caporale Christopher Winter che, arrivato con l’astronave USS Sephora in aiuto della Sulaco (nave dove si trovavano gli androidi Hicks e Bishop, Ripley e la bambina Newt), si ritroverà coinvolto, insieme al suo team, nella minaccia Xeno e nei segreti della Wayland Yutani sul pianeta LV-426. La sceneggiatura scritta con l’aiuto dei due registi, Scott e Cameron, appassiona i fan della pellicola, grazie alla trasposizione molto fedele delle ambientazioni e all’atmosfera tipica dei film di Aliens che si viene a creare. Purtroppo però rimangono dei difetti e delle perplessità dovute a diverse incongruenze narrative e ai dialoghi tra i marines che spesso portano a noia per la ripetitività di molte frasi. Ci ritroveremo, però, in situazioni molto simili a quanto visto nei film e con un finale aperto, ma che si ricollega perfettamente con Aliens 3.

Aliens Colonial Marines

Mmm…ma siamo ancora nel 1986? Siamo tornati indietro negli anni?

Il gameplay di Aliens: Colonial Marines è il problema più grande che affligge il titolo. Ci troviamo davanti a un classico (che più classico non si può) shooter in prima persona costruito su una struttura estremamente lineare e guidata, dove si alternano sparatorie con il personale della Wayland Yutani, quelle con gli xenomorfi, una minima esplorazione degli ambienti alla ricerca di munizioni, armature, medikit, computer dove ascoltare registrazioni per approfondire la trama di gioco e armi leggendarie provenienti dai film e qualche sezione con un leggero richiamo ai giochi stealth/survival, in cui si respira una tensione superiore rispetto al resto del gioco. Il grosso problema riguarda il bilanciamento di tali situazioni davvero pessimo, infatti ci ritroveremo per gran parte della storia di fronte a sparatorie continue e noiose, a causa anche di un intelligenza artificiale nemica non particolarmente sviluppata e strategica. Vedremo xenomorfi uscire all’improvviso dall’oscurità attaccandoci sempre con gli stessi identici pattern d’attacco, che a un certo punto diventeranno talmente prevedibili e imbarazzanti da non richiedere neanche più una gran concentrazione, trattandosi di banali, violenti salti verso il protagonista e niente di più.

Aliens Colonial Marines

Quando ci salteranno addosso partiranno dei quicktime events a prova di imbecille, dove ci sarà chiesto di premere ripetutamente sempre il solito tasto. La stessa cosa vale per gli esseri umani, che sono molto precisi nella mira ma non creano strategie d’attacco complesse per aggirarci o altro. Gli sviluppatori furbamente, avendo notato questi grossi difetti di IA a prodotto terminato, hanno allora apportato delle modifiche al danno inferto da ciascun colpo che subiamo, così da farci stare cauti e attenti nei combattimenti. In Aliens: Colonial Marines il sistema della salute funziona a blocchi: ce ne sono ben tre che rappresentano la salute e ogni volta che uno di questi sarà vuoto sarà necessario acquisire un medikit per riempirlo nuovamente, mentre se si svuota solo in parte ci penserà la rigenerazione della salute abbastanza rapida. Per difenderci in miglior modo c’è anche una barra per l’armatura, che ritarderà la sottrazione dei preziosi punti salute. Il gioco ci metterà a disposizione soltanto un piccolissimo equipaggiamento offensivo. Troveremo una mitragliatrice, un fucile a pompa, una pistola con colpi infiniti e le granate (davvero imprecise nel lancio) come predefiniti , ma verso la fine anche un inceneritore e un lanciarazzi (quest’ultimo utile soltanto per una determinata missione).

Aliens Colonial Marines

Parte di queste armi potranno essere potenziate con mirini più precisi, estensioni per i caricatori e cosi via ogni volta che saliremo di grado accumulando punti esperienza, ma non si è rivelata un aggiunta utile ai fini del gameplay vista l’estrema semplicità. Altro problema è proprio il valore che assume ciascuna arma perchè potremo andare avanti fino alla fine utilizzando anche soltanto la pistola, per fare un esempio, e uccidere qualsiasi nemico ci troveremo dinanzi, quindi l’importanza in svariate situazioni di ciascuna di esse è inesistente ed è proprio questo a rendere il gameplay banale, privo di sostanza e dalle meccaniche di uno sparatutto primitivo. Immancabile nei giochi di Aliens è poi il rilevatore di rumore che ci permetterà di avvertire nemici nelle vicinanze e capire la strada da prendere anche se in verità di pochissima utilità visto che ci troviamo in un gioco costruito su binari. C’è, infine, la possibilità di spostare determinate mitragliatrici automatiche in alcuni scenari più caotici per darci una mano nello sterminio. Come tipologia di missioni ci troviamo di fronte a un titolo a parti interessante, ma in altre estremamente ripetitivo e poco vario. La parte più originale è rimasta l’unica missione caratterizzata da tratti survival e stealth dove dovremo attraversare dei condotti oscuri popolati da xenomorfi cercando di non far rumore per non far individuare la nostra posizione.

Aliens Colonial MArines

Purtroppo però anche lì l’intelligenza artificiale è disastrosa e deficitaria visto che facendo rumore non ci attaccano ma esplorano l’ambiente seguendo il nostro rumore ma ci passano accanto senza accorgersi di nulla o rimanendo impalati a guardarci. Parlando di combattimenti l’unica varietà ci è data da alcuni “boss” che però non si uccidono in modi particolari (a parte quello finale..sempre fin troppo semplice) ma semplicemente bisognerà spostarsi al momento giusto, correre poi sparare alle spalle e cosi via. Altra varietà e senso di pericolo e sopravvivenza è dato dai momenti in cui ci saranno alle costole Xeno imbattibili dove dovremo scappare in tempo senza farci prendere.

Escono dalle fottute pareti! Oooh meglio se rimanevano nascosti! Orroreee!!

Appena abbiamo avviato Aliens: Colonial Marines la nostra reazione è stata: “What the Hell?!!” Si è questa la reazione avuta dopo aver capito che la storia di Duke Nukem Forever si stava ripetendo di nuovo. Dopo sette lunghi anni il prodotto è invecchiato e anche male. Ci troviamo davanti l’ennesima produzione costruita sull’ Unreal Engine 3, ma questa volta con delle texture bizzare e piatte che cadono nel ridicolo per un gioco datato 2013, dell’effettistica del tutto assente, animazioni che definire legnose è troppo riduttivo, effetti particellari che si possono collocare all’inizio del nuovo millennio e una fisica povera e quasi del tutto assente.

Aliens Colonial MArines

A tutto ciò va aggiunto un ragdoll pessimo sui nemici che spesso sembra non risentano dei colpi inflitti sul loro corpo, dando così una realisticità pessima ai combattimenti con gli umani. A salvarsi è il gioco di luci ed ombre, che spesso crea atmosfere non incredibili ma gradevoli allo sguardo e in grado di trasferire ansia al giocatore, e il lavoro artistico che in rari casi è degno di nota. Anche i character design degli alieni sono molto ben ricreati e fedeli alla saga e incutono la solita paura al solo sguardo, però la stessa cosa non si può dire dei versi assegnati agli Xeno che non riescono a spaventare essendo davvero infantili e di debole impatto sulle sensazioni di chi gioca. Diverso il discorso se ci si riferisce al doppiaggio italiano dei personaggi sempre di alto livello e ben recitato in qualsiasi situazione ci si trovi. Da bocciare la colonna sonora presa dal film nettamente in disaccordo con le azioni su schermo e gli effetti sonori delle armi, decisamente vecchi rispetto a ciò a cui ci hanno abituato gli sparatutto moderni più celebri. Da segnalere alcuni glitch sui pattern di movimento degli xenomorfi in alcune situazioni dove rimangono come bloccati da un muro invisibile con l’impossibilità di raggiungerti e un altro sugli alleati che verso la fine del gioco impugneranno una mitragliatrice per spararti.

Aliens Colonial MArines

Il capolavoro sulla serie Aliens deve ancora arrivare

Aliens: Colonial Marines è la dimostrazione che uno sviluppo travagliato e che si prolunga negli anni porta sempre a risultati mediocri, dove il gameplay risulta ormai vecchio e datato come anche il livello tecnico. I Gearbox si stanno perdendo per strada e con questo titolo sono nuovamente caduti in basso, come qualche anno fa con lo storico Duke Nukem Forever, quindi non possiamo che sconsigliare questo ennesimo lavoro poco riuscito sulla tanto amata saga cinematografica. Consigliamo di acquistarlo ad un massimo di 5 o 10 euro tra qualche mese, perchè se lo acquisterete ora a prezzo pieno ve ne pentirete senza ombra di dubbio. Un gioco degno degli xenomorfi deve ancora arrivare…ma quando? Intanto torniamo a giocare ad Aliens Vs Predator 2 del 2001, ultimo vero capolavoro dedicato alla serie.

Pro Aliens Colonail Marines  

contro aliens Colonial Marines

QUALITA’/PREZZO: 4

TRAMA/NARRATIVA: 7

GRAFICA: 5

GAMEPLAY: 5

AUDIO: 6

LONGEVITA’: 6

ORIGINALITA’: 4.8

CARISMA: 4.8

GIUDIZIO FINALE: 5.5/10

Recensione Tales Of Vesperia (X360,PS3)


Recensione a cura di Antonio “Untold” Mennillo

Namco Bandai distribuisce in Europa uno dei titoli della saga JRPG più amata da sempre.

Trama

La storia parla di un ex soldato, Yuri, che vive nella capitale con il suo fedele cane, Repede. A causa di un malinteso si ritroverà nel castello dove incontrerà la bella Estelise/Estelle e si metteranno in viaggio per trovare Flynn Sciff, un cavaliere amico dei due. In questo viaggio verranno a conoscenza di fatti incredibili, incontreranno tanti personaggi diversi e si ritroveranno a combattere per salvare il mondo. Il gioco è composto da tre capitoli principali che narrano tre storie diverse ma consequenziali. I colpi di scena sono garantiti e i personaggi sono fantastici, infatti la cosa sorprendente di questa saga è che ogni personaggio ha una psicologia particolare strutturata all’estremo, davvero ottima e di gran qualità. Per fare un esempio il cagnolone che gira insieme al nostro amico odia essere trattato come un cane, e per combattere, invece di usare zanne e artigli, utilizza un pugnale impugnato attraverso la bocca.

Gameplay

Il gameplay è fantastico: si tratta di un RPG con combattimenti a scontri non casuali (ovvero entrerete in una zona di combattimento quando vi scontrerete con un nemico come avviene in Final Fantasy XIII ma questo nemico potrete anche evitarlo), e che presenta la possibilità di controllare uno dei personaggi in modo totalmente libero, ovvero può muoversi per la zona, saltare, usare skill ed eseguire combo impossibili,mentre si può impostare l’IA per gli altri membri del party. L’esplorazione è fondamentale e tantissime subquest garantiscono almeno 100 ore di gioco appassionanti. Ogni personaggio ha tantissime arti e abilità da imparare. Quest’ultime vengono assimilate attraverso le armi o gli equipaggiamenti, ovvero ogni arma insegna qualche abilità che verrà appresa dal personaggio, dopo averla usata per un certo periodo (solitamente una ventina di incontri bastano).

Sonoro

Purtroppo le soundtrack non sono il punto forte di questo titolo, ma possiamo dire che passano abbastanza inosservate e non sono fastidiose come avviene in alcuni titoli. Il doppiaggio in inglese/giapponese è lo stesso utilizzato nell’anime e si addice perfettamente a ogni personaggio e a ogni situazione, alla quale i nostri eroi sono soggetti.

Grafica

La grafica molto in stile cartoon è ben progettata, anche se il motore grafico che viene utilizzato è davvero molto datato e non presenta effetti che fanno gridare al miracolo. Durante l’avventura i personaggi li abbiamo trovati molto ben caratterizzati e dettagliati dal punto di vista visivo, visto che il gioco utilizza disegni in stile anime giapponese davvero carini, mentre durante i video di intermezzo abbiamo veri e propri Anime con scene ed effetti speciali. Differiscono di molto per bellezza invece tutte le texture ambientali abbastanza slavate e dalla definizione veramente scarsa. Il comparto visivo però rimane ugualmente molto godibile, perchè in qualche modo riesce a mettere in secondo piano questi difetti, regalandoci un mondo quasi da fiaba. Molto più belle da vedere sono le strutture invece, che talvolta presentano un effetto bloom sugli effetti di luce molto ben riuscito e dall’eccellente impatto, che anche se non è niente di straordinario però regala fascino all’intera produzione. A vantaggio di questo titolo è il fatto che ogni arma è strutturata in modo diverso e con caratteristiche specifiche, come la strabiliante “Dein Nomos” o la “Abyssion”, due delle armi più potenti del gioco, davvero belle anche dal punto di vista del design. Un’altra delle caratteristiche è che i giocatori potranno cambiare i vestiti ai propri personaggi attraverso i “titoli” ottenuti in gioco, oppure potranno aggiungere oggetti come occhiali, cappelli e quant’altro.

Commento

Tales Of Vesperia, pur non essendo esente da piccoli difetti, rimane uno dei JRPG più interessanti e belli da vivere degli ultimi anni. Presenta un gameplay molto dinamico, vario e divertente che vi rapirà senza dubbio e, che accoppiato ad una trama veramente affascinante e ad una longevità letteralmente immensa, farà sicuramente felici tutti gli amanti dei giochi di ruolo di natura nipponica.

GIUDIZI

Pro

-Gameplay assolutamente spassoso

-Longevità alle stelle

-Trama affascinante

-Sembra di vivere una fiaba

-Tre storie consequenziali

-Character Design

Contro

-Motore grafico datato

-Accompagnamento sonoro non memorabile

QUALITA’/PREZZO: 9

TRAMA/NARRATIVA: 10

GRAFICA: 8

AUDIO: 7

GAMEPLAY: 10

LONGEVITA’: 10

ORIGINALITA’: 8

CARISMA: 8

VOTO: 9/10

Devil May Cry HD Collection


Recensione a cura di Antonio “Untold” Mennillo

Dante si rifà il look e il rock a suon di fendenti torna su console

Una ricorrenza tutta da festeggiare
Doveva essere un nuovo capitolo della serie Resident Evil e invece si è trasformato in un brand prestigioso, amato da milioni di giocatori. A circa undici anni di distanza dal suo primissimo debutto su Playstation 2, la serie Devil May Cry approda su console di terza generazione attraverso la Devil May Cry HD Collection. All’interno di questa fantastica raccolta troviamo i primi storici tre capitoli della serie Capcom, rimasterizzati in alta definizione, con tanto di trofei e i contenuti inediti dell’edizione speciale di Dante’s Awakening. Tutto ciò la rende un must per chi ama il genere action/adventure e non si è potuto godere questi capolavori su PS2.
La versione che abbiamo testato per voi è quella X360: il titolo si apre con una schermata dove scegliere con quale dei tre giochi iniziare o aprire la gallery, dove ci sono immagini inedite per il 10� anniversario della saga.
Pronti a rispolverare spada e pistole? Si torna ad ammazzare demoni. Si torna ad essere Dante!
Le cronache del Figlio di Sparda
Dante è il misterioso e schivo proprietario del negozio Devil May Cry, dove lavora come tuttofare. Ma ecco che una notte riceve una inaspettata visita da una donna di nome Trish, che dopo aver verificato che Dante fosse realmente il figlio del demone Sparda, lo ingaggia per cacciare il principe dei demoni Mundus, rinato vent’anni prima e pronto a invadere il mondo umano.
In Devil May Cry 2, seguito diretto dell’originale, Dante viene ingaggiato per fermare un’ imminente catastrofe causata da un uomo dell’alta società, Argus, che sta preparando un rituale per aprire il portale dei demoni e acquisire il potere di Argosax, uno dei principi dell’inferno. Parallelamente, entra in scena per la prima volta Lucia, una rossa misteriosa ed esperta nell’arte del combattimento quasi quanto Dante e che sembra sapere tante cose sul nostro ammazza-demoni. La donna cerca di scoprire chi è lei in realtà e perchè è dotata di poteri demoniaci, andando cosi a intrecciare la propria vicenda con quella di Dante.
In Dante’s Awakening, vero e proprio prequel della serie, un giovane Dante sta per aprire il leggendario negozio che tutti conosciamo, ma un’orda di demoni mandati dal fratello Vergil invade il negozio. Intanto Vergil assiste alla scena da una torre, “Te Mi Ni GRU” , portale che congiunge il mondo umano a quello demoniaco. Ma per aprire questo portale ha bisogno di due medaglioni, uno dei quali appartiene a Dante.
La storia del primo e del terzo capitolo rimangono ancora oggi appaganti e ricche di fascino, colpi di scena e sane risate davanti al modo di fare tagliente e strafottente del nostro cacciatore, sia con le donne che con i poveri demoni pronti a cadere sotto la sua lama.
Poco mordente invece per il secondo capitolo. Siamo davanti a un Dante troppo serio, quasi stanco del suo lavoro e poco regala il nuovo personaggio di Lucia.
Immagini e suoni dall’inferno
E passiamo al lato tecnico: nel primo capitolo abbiamo notato e apprezzato un aumento dei rending delle texture e i movimenti sono adesso più veloci e appaiono più fluidi rispetto alla versione d’origine. Purtroppo alcuni effetti speciali, come la realizzazione delle fiamme, non sono stati modellati in maniera soddisfacente.
Nel secondo capitolo, a parte qualche piccola miglioria legata alla fluidità, non abbiamo niente di eccezionale. A dire il vero le texture non sembrano nemmeno rimasterizzate.
Il terzo capitolo era già ottimamente realizzato: e la rimasterizzazione sembra riuscita bene, in quanto troviamo la fluidità aumentata e le texture più curate. La vea pecca è l’aver lasciato meùù ed alcuni fimati praticamente inalterati, un particolare questo che stona non poco e ci si chiede il perchè di tale ingiustificata sbadatagine.
Per il resto potete godervi al massimo l’atmosfera gotica del primo capitolo, i giganteschi boss del secondo e tutte le sequenze mozzafiato che vedono protagonista il figlio di Sparda. Un plauso ai nemici e ai boss di fine livello, biglietti da visita di questa serie.
Per ciò che concerne l’audio del primo capitolo, il suono è stato rimasterizzato totalmente, aspetto che si può notare anche durante le fasi esplorative. Le soundtrack sono ben curate e il fading non è dispersivo ma sempre azzeccato e preciso.
DMC 2 purtroppo sembra un copia e incolla della versione originale. Nulla di eccezionale in definitiva.
In DMC3, dopo aver sentito singolarmente ognuna delle soundtrack (cosa possibile nella gallery), vi renderete anche voi conto che non si può avere di meglio. Con suono HD e dolby 5.1 . Devils Never Cry è qualcosa di sublime.
Si torna a lavoro
Il gameplay per questa Collection è rimasto invariato, ma chi ha giocato gli originali Capcom, sa bene che già dopo alcuni minuti di gioco si ha la totale confidenza con i comandi. Ancora oggi è uno spettacolo vedere Dante saltare, correre, sparare con le sue fide pistole gemelle e tagliare ogni cosa che si muove con la sua spada. Qualche meccanica oggi potrebbe risultare legnosa: nel primo capitolo ad esempio, non è possibile sparare e correre contemporaneamente e dobbiamo premere il tasto di “puntamento” per poter far fuoco con le nostre armi. Nei titoli successivi, il controllo del personaggio risulta semplice e intuitivo. Tantissime armi, trasformazioni demoniache, boss di fine livello temibili e combo da capogiro, non faranno che ipnotizzavi dall’inizio alla fine. Per i più pigroni che non amano il gioco duro, il livello di difficoltà in DMC3: Special Edition è stato ritoccato per renderlo più accessibile.
Ricordiamo infine che è possibile giocare nei panni di Virgil in questa edizione.
La longevità si attesta su ottimi livelli, considerato che stiamo parlando d tre giochi, extra inediti per il terzo capitolo e la possibilità di vestire i panni di Lucia per tutto il secondo capitolo (con alcuni leggeri cambiamenti rispetto allo scenario di Dante).
Conclusioni
Devil May Cry HD Collection rappresenta un’ottima occasione per rispolverare una delle serie più accattivanti e di successo degli ultimi anni. Dante è ancora in forma smagliante (forse un po’ meno nel secondo capitolo della serie): se amate gli action senza respiro, a base di scontri a fuoco e all’arma bianca con un sano condimento a base di demoni di ogni sorta, questa è la raccolta che fa assolutamente per voi. Se possedete già le edizioni originali risparmiante i soldi per il reboot di Ninja Theory in arrivo entro l’anno. Per tutti gli altri: “Let’s rock!”

GIUDIZI

Pro

Dante finalmente in HD
Gameplay ancora oggi intuitivo e immediato
Ottima colonna sonora a base di rock e metal
Buona longevità

Contro

L’alta definizione non è proprio memorabile
Menù e alcuni filmati inalterati e non belli da vedere
Telecamera a tratti infame
Alcuni livelli(nel secondo soprattutto) oggi potrebbero risultare ripetitivi

GRAFICA: 7

GAMEPLAY: 8

AUDIO: 9

LONGEVITA’: 8

ORIGINALITA’: 7.5

VOTO: 7.5

Ghost Recon: Future Soldier


Recensione a cura di Antonio “Untold” Mennillo

Ghost, un’entità rimasta per vendicare, aiutare o punire i vivi

Ghost Recon: Future Soldier è uno sparatutto in terza persona sviluppato da Ubisoft e disponibile per tutte le piattaforme di gioco in alta definizione (Xbox 360, Playstation 3, Pc Windows). Approdato sugli scaffali da qualche giorno, l’ennesimo binomio tra un videogioco e la vulcanica mente di Tom Clancy – celebre scrittore di fantapolitica – si rinnova nella speranza di svecchiare un titolo che, alla sua quinta apparizione ufficiale, rischia di somigliare tanto, troppo, ai suoi illustri predecessori.

Ubisoft fa le cose in grande!

Il quinto titolo della saga Ghost Recon (espansioni escluse) questa volta ci immerge in un nuovo conflitto, mettendoci nei panni di un’unità speciale Ghost delle forze ultranazionaliste, in un gioco tra lo stealth e lo sparatutto in terza persona (Tps, in gergo). Ancora una volta il Tps di Ubisoft fa da padrone su questo campo offrendoci oltre a un gameplay fluido, un ottima livello di dettaglio del nostro alter-ego facendoci vedere ogni parte del nostro equipaggiamento. Una delle caratteristiche che ci ha colpito e incuriosito è il sottotitolo “Future Soldier”, infatti nel gioco è inserita una buona dose di “futuro prossimo”. Già dopo i primi dieci minuti di gioco ci accorgiamo del nuovo arsenale militare, come i Sensori, ovvero degli oggetti da lanciare che ci daranno il pieno controllo della situazione, permettendoci di vedere quanti nemici ci sono nei pressi e anche con quali equipaggiamenti essi ci affrontano, oppure gli ologrammi in giro per le città o i vari oggetti presenti nel nostro vestiario. Questo tipo di tecnologie sono già state teorizzate nel mondo reale, prima dell’uscita del gioco, quindi potremmo ben presto avere riscontro sulla realtà di ciò che ci offre questo titolo.

Un altro ottimo punto a favore del nuovo Ghost Recon: Future Soldier è la possibilità di interazione con qualsiasi oggetto: infatti potremmo far esplodere i barili di petrolio, far saltare in aria le macchine parcheggiate o abbandonate, possiamo accucciarci per nasconderci dietro qualunque cosa possa offrire riparo. Solitamente, giocando ai più disparati sparatutto in terza persona, abbiamo una visuale spostata a destra rispetto alle spalle del nostro personaggio e ciò può causare disagio magari ai mancini o altri tipi di utenti. Per risolvere a questo problema Ubisoft, attraverso la pressione del tasto L3 (levetta analogica sinistra) ci permette di spostare la telecamera dalla destra alla sinistra, tutto ciò fa guadagnare punti stima al titolo in modo da rendersi versatile il più possibile, per ogni tipo di giocatore. Un’altra chicca di questo titolo è la modalità multiplayer che ci permette non solo di eseguire la campagna con altri quattro giocatori, ma anche di avere le classiche modalità che troviamo nei classici sparatutto, come il Team Deathmatch. Infine tra le modalità fa capolino qualcosa di nuovo, “Guerriglia”, ovvero una modalità sopravvivenza dove oltre al resistere ad ondate di nemici dobbiamo completare vari obiettivi come conquistare una zona oppure disattivare esplosivi.

Un arsenale davvero ampio

Prima di ogni missione abbiamo acceso a un briefing molto dettagliato sulla situazione nella quale la nostra squadra si deve immergere. Successivamente, dopo aver visto in cosa consiste la nostra prossima missione, possiamo scegliere il nostro equipaggiamento, cioè le varie armi a nostra disposizione, tra di esse troviamo fucili d’assalto, mitragliatrici leggere, pistole, fucili a pompa, granate e sistemi futuristici come l’uso di droni semoventi. Novità assoluta è che prima di selezionare l’arma abbiamo anche la possibilità di testarla in un piccolo poligono di tiro, anche se quest’arma ancora non è a nostra disposizione, infatti molte armi vanno sbloccate con il proseguimento del gioco o attraverso il completamento di vari obiettivi indicati al di sotto delle armi bloccate.

Far brillare gli occhi: Ubisoft ci è riuscita

Il titolo si mostra con una grafica degna dei migliori giochi del momento, peccato per alcuni piccoli difetti di texture o la realizzazione dei proiettili, che invece di sembrare reali assomigliano a spighe di grano lanciate verso i nemici, per il resto non si notano problemi evidenti né cali di frame né altro. Il titolo fa brillare letteralmente gli occhi agli amanti della saga e della buona grafica, stupendoli con un’ottima ambientazione e un’interazione quasi totale con il luogo di combattimento, grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie.

Un doppiaggio azzeccato

Finalmente, dopo moltissimo tempo, assistiamo ad un titolo con un doppiaggio almeno decente, dove le emozioni fanno vibrare le voci dei personaggi e i nemici imprecano per la rabbia senza alcun pudore. Quanto al resto, quando si gioca in multyplayer, l’utilizzo delle cuffie è praticamente d’obbligo per parlare con la vostra squadra-Ghost e i suoni della battaglia fanno da background in modo realistico facendoci immergere ancora di più dentro questa guerra ultranazionalista.. Il resto del comparto audio è ottimo, facendoci sentire persino i proiettili che cadono alle nostre spalle e le interazioni con le nuove tecnologie, nonché le agonie dei nostri nemici che vengono trivellati dai nostri colpi.

Una Campagna breve ma intensa

Le vicende della nostra squadra ghost ci appassioneranno facendoci sempre più incuriosire rispetto a ciò che sta accadendo in quel mondo futuristico,peccato che non sia molto lunga , ma fortunatamente il titolo prende longevità grazie al multiplayer.


Online ottimamente strutturato

Come già accennato, il gioco ci soprende con un multiplayer discretamente vario, dandoci la possibilità di giocare con quattro amici la modalità campagnia, classiche sfide multiplayer o modalità Guerriglia. Si può giocare in due sulla stessa consolle tramite schermo diviso. Tutto ciò fa apprezzare ancora di più il gioco quando, una volta terminata la campagna, vorrete mettere alla prova le vostre abilità da agente operativo contro altre persone, con veri e propri team specializzati nello stealth. Purtroppo anche qui è presente il Pass per giocare online, per la versione Xbox 360 è possibile acquistarlo per 800 Microsofts Points, in caso non sia presente o già utilizzato nella copia che andrete ad acquistare (nel caso sia usata).

Solita minestra o ventata d’aria fresca?

Ubisoft ha realizzato un ottimo titolo in un periodo dove gli sparatutto strategici non vengono più presi in considerazoine, cercando di renderlo il più completo possibile e adattabile ai diversi tipi di utenza, potendo giocare in maniera sia in maniera stealth che d’assalto. Un titolo con una campagna intensa che farà divertire molti, specie se giocata in cooperativa. Il multiplayer di questo titolo offre una garanzia per i più competitivi, soprattutto se giocato con un team scelto di amici. Piccoli errori grafici lo fanno allontanare dalle vette dell’eccellenza, ma questi errori sono facilmente riparabili con qualche patch che speriamo di vedere presto. Il doppiaggio italiano è da ammirare, un gesto ardito ma che non delude.

GIUDIZI

Pro

Non è il solito Ghost Recon
Graficamente d’impatto
Comparto audio molto coinvolgente

Contro

Piccole incertezze grafiche da poter risolvere
Campagna in singolo breve
Privato del multiplayer perde molto potenziale

GRAFICA: 8

GAMEPLAY: 9

AUDIO: 8 

LONGEVITA’: 7

ORIGINALITA’: 9

VOTO: 8.5/10